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The Last Showgirl, la recensione su Almanacco Cinema
The Last Showgirl di Gia Coppola punta sul sentimento, ed emoziona. Racconta l’illusione e la disillusione della fama e del potere che ne deriva.
Nel film, il potere riservato alle donne è il più precario, si deteriora con lo sfiorire dell’età. Centrale è anche la riflessione su come, o non, sia cambiata la percezione dell’immagine e del ruolo femminile nei tempi moderni.
Il film con protagonista Pamela Anderson è stato presentato in anteprima, il 6 settembre 2024, al Toronto International Film Festival, ricevendo critiche positive. È ora nelle sale italiane distribuito da Medusa Film.
La trama di The Last Showgirl
Il film si apre con un primo piano sul volto di Pamela Anderson. La vediamo in un momento di fragilità e imbarazzo, durante un provino per un possibile spettacolo. Dopodiché, torniamo indietro e ci viene presentato il mondo che gravita intorno alla nostra protagonista, Shelly. È una showgirl, un tempo star indiscussa degli spettacoli che si tengono in uno dei tanti casinò di Las Vegas. Adesso, il suo show sta per chiudere i battenti per fare posto alle esibizioni circensi.
Le showgirl, a Las Vegas, vengono intese come donne-manichino che in pochi passi di danza esibiscono i loro corpi semi nudi. Elementi accessori dei grandi casinò della città, potrebbero anche essere cameriere o commesse in abiti succinti, i ruoli sono intercambiabili. Almeno questo è quello che viene lasciato intendere da Gia Coppola (Palo Alto). Un tempo, però, queste figure godevano di grande fama, a livello delle attrici hollywoodiane. Ma, ormai, il mondo e l’America sono cambiati. Gli spettacoli con protagoniste le donne si sono fatti molto più espliciti, l’obiettivo è diventato provocare sempre più lo spettatore.
Shelly, però, non può accettarlo. Lei vive in un passato in cui il suo lavoro era rispettabile e non ridotto a mediocri esibizioni da poche pretese. Le Showgirl di Gia Coppola ricordano un po’ le ragazzine di Non è la Rai, un mondo passato di moda a cui alcuni guardano con nostalgia. Ciò non vuol dire necessariamente che l’immagine della donna abbia subito una vera evoluzione.
Un film costruito su Pamela Anderson

The Last Showgirl sicuramente fa perno sulla simbologia incarnata da Pamela Anderson, iconica sex symbol degli anni ’90. Fino a non molto tempo fa, l’attrice era al centro di una fortissima sessualizzazione. Finché non ha deciso di cambiare la propria immagine, scegliendo di dare un nuovo significato al proprio corpo. Il suo nuovo look no-makeup, minimal e chic sembra essere stato il trampolino di lancio per una nuova carriera, che metta finalmente al centro le sue capacità attoriali.
Infatti, nel film, viene contrapposta la Shelly showgirl, scintillante ed esuberante, dal trucco pesante, e la Shelly quotidiana, sobria e ‘acqua e sapone’. Abbiamo la maschera e la persona, ma la protagonista e la regista sembrano non voler rifiutare l’aspetto sopra le righe. Anch’esso fa parte della donna. Shelly rivendica il suo desiderio di successo, il voler stare sotto i riflettori, perché la fa sentire potente.
È evidente quanto quest’ultimo aspetto accomuni interprete e personaggio. Anche la carriera di Pamela Anderson si è basata sul potere del fascino esercitato sul pubblico, in particolare quello maschile. Un potere che però appare estremamente aleatorio, perché legato indissolubilmente all’aspetto esteriore, ma anche a un atteggiamento bambolesco.
La personalità stessa di Shelly sembra costruita su quella di Anderson, o almeno sul quella del personaggio pubblico. Una certa ingenuità e vitalità alla Marilyn Monroe che lascia trasparire una sottile sofferenza. Shelly appare spesso fragile e inadeguata, ma anche estremamente volitiva e determinata. Non si fa dire dagli altri cosa è meglio per lei.
Tutte le protagoniste di The Last Showgirl
Il cast di The Last Showgirl è quasi completamente al femminile, eccezione fatta per il personaggio di Eddy, il tecnico delle luci e organizzatore, interpretato da Dave Bautista. Lui è l’unico elemento maschile nella vita di Shelly, per il resto è circondata da donne.
Kiernan Shipka (Le terrificanti avventure di Sabrina) e Brenda Song – la London Tipton di Zack e Cody – interpretano due giovani showgirl amiche della protagonista. Le ragazze vedono in lei una figura materna. Jamie Lee Curtis, invece, interpreta una ex showgirl, a cui spetterebbe ormai la pensione ma che continua a lavorare come cameriera al casinò.
L’attrice regala una grande prova, dopo l’Oscar 2023 per Everything Everywhere All At Once, esibendo un corpo invecchiato e sfruttato da anni di lavoro. La scena in cui balla su un tavolo in un abito che lascia scoperti fondoschiena e gambe, ignorata da tutti i passanti, è di grande impatto. Tutta la malinconia per quel potere sulle persone venuto meno colpisce dritto al punto.

Altro personaggio fondamentale per il racconto della parabola di Shelly è quello della figlia Hannah, interpretata da Billie Lourd. Figlia e madre non potrebbero essere più diverse, sia esteticamente che filosoficamente. Hannah appartiene a una generazione che non tollera più di vedere le donne ridotte a corpi da esibire, il cui unico scopo è intrattenere e compiacere. D’altro canto, Shelly rivendica il suo diritto alle luci della ribalta e all’autodeterminazione. Anche se questo ha voluto dire allontanarsi dalla figlia.
Qual è l’immagine femminile moderna?

La domanda sottintesa in The Last Showgirl è se e come è cambiato l’ideale femminile negli anni. La riposta è esplicita: non è cambiato. Shelly è l’ultima grande showgirl di Las Vegas non perché adesso le donne hanno conquistato veri ruoli d’artiste, senza bisogno di mostrare il corpo e ammiccare al pubblico maschile. Ma perché, ormai, non basta più solo mostrare centimetri di pelle nuda con un sorriso smagliante. Bisogna attirare l’attenzione con maggiore impegno, ma sempre puntando sulla sessualità.
Shelly si sforza di elevare il suo lavoro, affermando che lo show che la vede protagonista – insieme a tantissime altre donne – è “un pezzo d’antiquariato”. Ha origini europee, parigine, è qualcosa di raffinato rispetto alle volgarità moderne. Nessuno, però, la prende sul serio. L’aspetto struggente del film è proprio questo: aver passato tutta la vita a rincorrere un sogno che si rivela fallace, quasi sbagliato.
Coppola, però, non vuole puntare il dito sulle scelte di vita di Shelly ma sul mondo dello spettacolo, che ti illude di essere il migliore possibile. Chiunque può e deve sognare di entrane a far parte. A frantumarsi è il cosiddetto ‘american dream’. Tematica cara al cinema indie, di cui la regista è una valida rappresentante.
Allo stesso tempo, l’ossessione per il corpo femminile e la bellezza-giovinezza è un tema che accomuna il film al recente The Substance. Anche se, nel caso di The Last Showgirl, la protagonista non è tanto ossessionata dal rimanere giovane e attraente quanto da una carriera in discesa e un impegno non riconosciuto.
La regia di Gia Coppola
Gia Coppola, in The Last Showgirl, utilizza tutti gli espedienti propri del cinema indie. Si passa dalle inquadrature ampie che fotografano il desolato ambiente dentro e fuori i casinò, alle inquadrature strette sui particolari degli abiti e degli strass.
Il dietro le quinte degli spettacoli è caratterizzato dalla concitazione e da passaggi repentini da un’inquadratura all’altra. Si insiste molto sui primi piani, sia dei volti delle attrici che dei loro fondoschiena vestiti da striminziti perizoma. Anderson e Curtis si muovono fra fisici slanciati e tonici di ragazze molto più giovani di loro. Il contrasto che si vuole creare è palese.
Non c’è però quello sguardo ossessivo e fastidioso sulla corporeità come in The Substance. Infatti, come già detto, il focus cambia. Coppola vuole mettere al centro l’espressività di Anderson, non la sua fisicità. Anche per questo, è mostrato solo l’ultimo spettacolo delle showgirl, e solo alla fine, puntando la telecamera nuovamente sul viso di Shelly. A interessare è la sua prospettiva e non lo sguardo degli altri su di lei.
Conclusioni
The Last Showgirl probabilmente non ha l’impatto di un film come The Substance. Anche perché la materia è molto più umana. Infatti, ci restituisce una Pamela Anderson persona e non Idea. L’attrice riesce a dimostrare il proprio talento e si riscatta, dopo una carriera perlopiù inconsistente. La sua è una prova molto convincente, per la quale è stata candidata per la prima volta ai Golden Globe 2025.
Il film non ha neanche il mordente di un recente indie di grande successo come Anora. Protagonista con la sua anima e il suo corpo, con le dovute differenze, era sempre una una donna dello spettacolo.
In The Last Showgirl, la parte meno convincente è la sceneggiatura, perché tutto viene troppo esplicitato. Poco rimane alla riflessione quando la protagonista ci dice praticamente tutto su lei e su quello che pensa. Forse maggiori momenti di silenzio avrebbero reso il film ancora più toccante. Nonostante ciò, l’emozione è garantita.

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