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Scorsese racconta Scorsese: Killers of the Flower Moon

Killers of the Flower Moon è l’ultimo perfetto capitolo, fino ad ora, con cui Martin Scorsese analizza la storia degli Stati Uniti d’America e della sua vita.

Siamo arrivati al capolinea. Questo è il 20esimo articolo della nostra rubrica Scorsese racconta Scorsese di Almanacco Cinema, interamente dedicata alla filmografia ed alla vita del maestro del cinema Martin Scorsese. Siamo partiti da uno dei suoi primi cortometraggi – il più importante The Big Shave – per poi arrivare fino ai suoi ultimi lavori – speriamo solo per ora – del 21esimo secolo come The Irishman.

Entrato negli anni ’20 del 2000, Scorsese ha continuato a muoversi tra cinema e progetti televisivi su temi che lo hanno da sempre interessato: nel 2021 si occupa di produrre e girare la docuserie Una vita a New York su Fran Lebowitz – alla quale già aveva dedicato un film – e l’anno successivo produce le due mini-docuserie Theodore Roosevelt e The Last Movie Stars, per poi girare il documentario Personality Crisis: One Night Only su David Johansen.

Killers of the Flower Moon

Nel 2016 l’Imperative Entertainment di Dan Friedkin – l’attuale presidente della AS Roma – paga 5 milioni di dollari per i diritti dello stupendo libro Gli assassini della terra rossa di David Grann. Il team prende forma: Scorsese alla regia, Leonardo DiCaprio e Robert De Niro come protagonisti, Eric Roth in scrittura, Thelma Schoonmaker al montaggio, Rodrigo Prieto alla fotografia e Robbie Robertson alla colonna sonora, per l’ultima volta vista la sua morte nel 2023: il film è dedicato a lui.

Il progetto si bloccò nel 2018, quando Scorsese riuscì a trovare una distribuzione – Netflix – per il suo The Irishman. Questo tempo in più servì a riscrivere quasi completamente la sceneggiatura, cambiando la prospettiva della storia ed il nocciolo della questione. Così, nel 2023, dopo essere stato presentato a Cannes, esce il 26esimo film ed ultimo capolavoro – per ora – di Scorsese: Killers of the Flower Moon.

Solo sfortuna

Nella Oklahoma degli anni ’20 del ‘900, una serie di omicidi di membri della Nazione Osage si dilaga come una peste, attirando su di sè la morbosa attenzione di una neonata FBI ed instaurando un pericoloso vortice a spirale per le persone coinvolte. Oltre a De Niro e DiCaprio – entrambi in forma assurda – il cast è arricchito dalla sorprendente Lily Gladstone ed un grande Jesse Plemons, e da John Lithgow e Brendan Fraser in ruoli marginali.

Prodotto da Paramount e Apple TV+ con un budget da 200 milioni di dollari circa, il film è l’ennesimo capolavoro del regista. Poco altro ad aggiungere in realtà, esiste già una dettagliata ed accurata recensione su quest’opera d’arte. Si chiude il cerchio – chissà – sulla storia degli Stati Uniti d’America, iniziato già nel 1972 con America 1929: un western atipico in cui il concetto di libertà è messo al bando dalle cospirazioni di potenti e ricchi uomini.

Nient’altro che rimpianti

Alla fine, sono solo rimpianti. Un mondo avido in cui si lotta per il controllo, per il potere e per i soldi. Un mondo in cui le donne non sono considerate persone ma meno di un litro di petrolio. Una terra arida ma ricca che nasconde sotto di sè un cimitero indiano. E cambiano gli ideali della società e la società stessa, ma ciò che si nasconde sotto rimane sempre al buio. Ecco la forza del cinema, ecco la forza di Martin Scorsese.

Il film finisce in modo molto peculiare: un servizio di un programma radiofonico – in diretta davanti ad un pubblico – espone il finale, parlando di come sono finite le persone coinvolte nelle vicende. Gli stupidi cattivi sembrano aver vinto – così enuncia Jack White – ma non si redimono. Non hanno vinto davvero. E poi appare lui, Martin Scorsese, che parla del destino di Mollie – la Gladstone – e dice che, delle vicende, non fu più fatta menzione. Fine.

Per tutta la vita

Il maestro ha continuato a muoversi intensamente: ha prodotto la docuserie The Saints, i documentari Made in England sul duo PowellPressburger, Beatles ’64 e due corti con la figlia Francesca per la società SquarespaceMarty & Francesca Make a Website e Hello Down There – e della pubblicità Bleu de Chanel con Timothée Chalamet, oltre ad apparire nella stupenda serie The Studio, per cui ha ricevuto anche una nomination agli Emmy.

Sappiamo che sta producendo le serie Cape Fear e Gangs of New York, che apparirà in Outcome di Jonah Hill e In the Hand of Dante di Julian Schnabel. Non sappiamo se la sua prossima regia sarà Roosevelt, The Wager, l’adattamento di Home di Marilynne Robinson, il film crime sulle Hawaii o The Devil in the White City. Intanto, a breve potremo gustarci il documentario Mr. Scorsese di Rebecca Miller, in uscita il 17 ottobre su AppleTV.

Detto tutto questo, noi possiamo solamente ringraziare Martin Scorsese per aver scelto di fare il regista anzichè il chirichetto o il criminale. E, ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto nel cinema, sperarando che possa continuare a fare film ancora per molti lunghi anni e che la sua eredità continui oltre a lui. Allora, lunga vita a Martin Scorsese e lunga vita al cinema!

Lorenzo Maulicino

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