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Scorsese racconta Scorsese: Mean Streets
Dopo l’esordio cinematografico con Chi sta bussando alla mia porta?, Martin Scorsese realizza già il suo primo vero capolavoro: Mean Streets.
Per il terzo numero della rubrica settimanale Scorsese racconta Scorsese, oggi parliamo del film che inserì di fatto Martin Scorsese nel circuito cinematografico internazionale, rendendo l’allora regista trentenne una delle voci più rilevanti del cinema ed un autore da rispettare con un gran futuro. Il film in questione è Mean Streets.
La pellicola ebbe la sua anteprima al New York Film Festival nell’ottobre del 1973 per poi essere distribuito subito dopo. La pellicola viene poi presentata dal regista al Festival di Cannes del 1974, nella selezione Quinzaine des Réalisateurs – prima volta a Cannes per Scorsese – e segna inoltre la sua prima collaborazione con Robert De Niro.
America 1929
Dopo il suo esordio nel 1967, Scorsese va ad Hollywood, entrando nelle grazie di Roger Corman, per il quale nel 1972 egli gira nel America 1929 – titolo originale Boxcar Bertha – pellicola con protagonista David Carradine, presente in Mean Streets. Nonostante il potenziale della storia e la parziale bellezza della messa in scena, il film riscosse ben poco successo e venne definito una schifezza da John Cassavetes, che suggerì a Scorsese di tornare allo stile del suo primo film.
Così, inizialmente riprendendo i personaggi del suo esordio e con il titolo provvisorio Season of the Witch, il maestro scrisse una sceneggiatura che attirò l’attenzione di Jonathan Taplin, road manager dei The Band, ed anche della Warner Bros, riuscendo ad ottenere circa 500.000 dollari, anche grazie ad un parziale contributo del collega ed amico Francis Ford Coppola.
Mean Streets
Al centro del film c’è Charlie Cappa, interpretato da Harvey Keitel – alla seconda collaborazione con Scorsese – giovane ragazzo italoamericano che vive nel violento quartiere di Little Italy. Altrettanto violenta è la sua famiglia, in particolare lo zio Giovanni – Cesare Danova – mafioso di un certo calibro che protegge e cerca di indirizzare il giovane.
Il ragazzo vive la sua sregolata vita tra i lavoretti che gli affida lo zio, la turbolenta amicizia con il folle Johnny Boy – un predestinato De Niro – e con il proprietario di bar Tony – David Proval – passando per la relazione segreta con Teresa – Amy Robinson – ragazza epilettica, nonchè cugina di Johnny e motivo di turbamento per entrambi.

Strade cattive
Mean Streets – il cui titolo è un riferimento a La semplice arte del delitto di Raymond Chandler – ebbe un grande successo di critica, portandolo ad essere considerato un capolavoro ed essere lodato da persone quali Spike Lee, Kathryn Bigelow e James Gandolfini. Scorsese riuscì a trasformare le sue esperienze personali in un resoconto universale, per cui non era necessario essere italoamericani per impersonarsi con la storia.
Le strade cattive attraggono con il sesso, i soldi, il divertimento, ti usano e poi ti lasciano esanime sul marciapiede. Da una parte la cupa fotografia ritrae lo squallore e la miseria di quella vita, dall’altra parte l’assuefazione e l’estrema sensualità si aggrappano a chiunque vi ci passi, portando a notti sfrenate in cui la musica suona come non ha mai fatto – non a caso, una colonna sonora di musica popolare – ed il mattino dopo, tutto può ripartire.
Domenica in chiesa, lunedì all’inferno
Scorsese mostra la sua lotta tra il senso di sicurezza della famiglia ed il disagiante sconforto del nuovo, tra lo stare attaccato a valori non propri ed il tentativo di riuscire ad innalzarsi contro tutti. Allo stesso modo, tutta questa confusione ha bisogno di una luce che possa guidare al di fuori dell’oscurità… ma verso dove?
La religione è un concetto chiave per Scorsese, la ricerca ed il dialogo per un qualcosa di più alto che possa redimerci dai nostri peccati e che possa aiutarci a non commetterli più. E come un’antieroe, come una moneta con due faccie, i personaggi scorsesiani sono sfaccettati, sono brutti e belli, sono buoni e cattivi, sono religiosi e profani, sono tutto e sono niente.
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