Remake, reboot e sequel nel 2025. Il cinema ha finito le idee?
Nel 2025 i reboot, i remake e i sequel sono stati ben più delle storie originali. Siamo noi a non volere niente di nuovo o l’industria ad aver finito le idee?
Correva l’anno 1922. Il regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau voleva realizzare una trasposizione cinematografica del romanzo Dracula di Bram Stoker, ma non detenendo i diritti sulla storia originale dovette cambiare i nomi dei personaggi e l’ambientazione, una scelta che non lo avrebbe comunque salvato dalle azioni legali degli eredi dell’autore: era appena nato Nosferatu, il primo vampiro della storia del cinema.
Nel 1934 il giovane produttore Walt Disney, fresco del successo di personaggi del calibro di Topolino e Paperino, avviò un’impresa talmente grande e dispendiosa da essere brevemente etichettata dal resto di Hollywood come “follia di Disney”, ovvero la realizzazione del primo lungometraggio animato, che si sarebbe rivelato come il più grande successo commerciale del 1938: venne così realizzato il primo classico Disney, Biancaneve e i Sette Nani.
Nel 1978, il produttore Ilya Salkind, interessato ad un adattamento di uno dei più popolari fumetti americani, metteva insieme un team composto da talenti esordienti quali Richard Donner e Christopher Reeve, ma anche star riconosciute i cui nomi giganteschi avrebbero sorretto l’intero progetto, come Gene Hackman e Marlon Brando: vedeva la luce Superman, il capostipite dei moderni cinecomics.
Chi mastica di cinema conoscerà queste storie come le proprie tasche, e probabilmente susciteranno nostalgia di un’industria cinematografica più fresca e disposta a sperimentare, in cui qualsiasi cosa, da una scelta narrativa ad un’innovazione della messa in scena, poteva in qualche modo sorprendere il pubblico, ma qual è il filo rosso che le unisce? Perché proporle tutte e tre nell’apertura di un articolo online?
La risposta è presto detta: non siamo stati noi a farlo. Hollywood ve le ha riproposte tutte e tre nello stesso anno. E non solo loro in verità. Da Avatar a Frankenstein, da Mission: Impossible a Tron, da Zootropolis a Captain America passando addirittura per Una pallottola spuntata, la quantità di prodotti che nel 2025 hanno ricevuto un remake, un reboot o un sequel risulta quasi impossibile da elencare, e questa tendenza non accenna a volersi fermare: basti pensare all’hype generato da Avengers: Doomsday, dal reboot di 007 di Denis Villeneuve o dal nuovo adattamento dell’Odissea ad opera di Christopher Nolan.
Tendenza reboot: esistono ancora storie originali?
Da tutto ciò la domanda fatidica: le storie originali sono davvero morte?
Beh, prima di tutto dovremmo vedere che cosa si intende per “storia originale”. D’altronde si sa, dopo Omero è stato tutto già scritto, e qualsiasi tentativo di innovare realmente la narrativa si riduce a dei tentativi più o meno riusciti di rimescolare le carte in tavola, magari modernizzando i personaggi o scegliendo nuovi punti di vista dai quali raccontare le storie.
Non ci credete? Facciamo un tentativo allora.
Un colonizzatore si ritrova a combattere dalla parte di coloro che fino a poco tempo prima opprimeva (o contribuiva indirettamente ad opprimere): è una versione estremamente semplificata della trama di Avatar, ma anche di Pocahontas, Dune o Balla coi Lupi.
Un principe ritenuto morto, torna dopo anni dal suo esilio per rivendicare il trono e compiere il proprio destino: è la trama del Re Leone, ma appaiono evidenti anche dei punti in comune con la Spada nella Roccia, con lo Shakespeariano Amleto, o persino con racconti mitologici come la vendetta di Horus contro il malvgio zio Seth, o di Zeus contro il padre Crono.
Oppure, per tornare su una delle tre storie che abbiamo citato all’inizio, la storia di un essere superiore mandato dal padre sulla Terra, disceso dal cielo, cresciuto come un umano da umili contadini per poi mettere da adulto le proprie capacità al servizio dell’umanità. Non vi ricorda vagamente la storia di un certo qualcuno vissuto circa duemilaventicinque anni fa, e il cui compleanno (che ci si creda o no) festeggiamo proprio in questi giorni?
Le storie originali? Non esistono
Questa è la verità che nessuno osa dirvi: Hollywood non ha smesso di proporvi storie originali, non sono mai esistite. Certi topoi ce li portiamo dietro letteralmente da millenni, persino le mitologie si copiavano storie e personaggi vicendevolmente, e ad aver permesso ai grandi autori di incidere il proprio nome nella storia, che sia Shakespeare, Tolkien o George Lucas, è l’aver trovato dei nuovi modi per raccontarle.
Ed eccovi l’altra grande verità che una certa fetta di pubblico non vuole ascoltare, impegnata com’è ad attaccare, criticare e storcere il naso giusto per avere qualcosa da dire: che ci va bene così.
Certo può essere stancante vedere le stesse storie proposte e riproposte fino allo sfinimento sul grande o piccolo schermo, ma chi è che condivide sui social qualsiasi notizia inerente il nuovo Batman, che si fionda sotto ogni post a criticare il casting del nuovo James Bond, o che passa le sue giornate aggiornando costantemente la bacheca del proprio sito preferito di cinema sperando che salti fuori una notizia sul nuovo Jurassic Park?
Il gusto del pubblico
Soprattutto nell’epoca di internet, il gusto del pubblico diviene codificabile e leggibile quasi fosse un articolo online, basta una rapida occhiata ai trend topic per vedere cosa ne catalizza l’attenzione, ed è quasi triste constatare come ad alimentare i soliti brand siano proprio quegli spettatori, che nel frattempo, si lamentano del poco spazio riservato a quei nuovi franchise che essi stessi lasciano deliberatamente nell’ombra.
Il cinema è da sempre un’industria prima che una forma d’arte, e il primo scopo di un’industria è creare un’offerta per rispondere alla domanda, una domanda che è sempre il pubblico a determinare.
Forse dovremmo essere noi spettatori a volere realmente qualcosa di diverso dalla narrativa, o forse dovrebbe essere l’industria stessa a promuovere le novità in modo da farci rendere conto che possiamo e dobbiamo pretendere qualcosa di diverso rispetto alla solita minestra riscaldata, ma il cinema, così come d’altronde la società stessa, si evolve in modi imprevedibili, e solo il tempo potrà dirci in quali nuove forme verranno forgiati gli stessi argomenti che ci portiamo dietro, talvolta letteralmente, dall’alba dei tempi.
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