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Ghostlight - Almanacco Cinema

Festa del Cinema di Roma: Ghostlight, la recensione

 La recensione no spoiler di Ghostlight (2024), film presentato alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

 

 

Giovedì 24 ottobre si è svolta la seconda proiezione pubblica di Ghostlight (2024), scritto e diretto da Kelly O’Sullivan e Alex Thompson. Il film è stato proiettato al cinema Giulio Cesare – Circuito Cinema, in occasione della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

 

La trama di Ghostlight

Il film esalta la capacità dell’arte di aiutarci a superare traumi e ad entrare in contatto con noi stessi, anche quando si crede non non avere alcun talento artistico.

In un momento buio della propria vita, il burbero operaio edile Dan si imbatte casualmente in una piccola compagnia teatrale, intenta a mettere in scena “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Inizialmente riluttante, finirà ad entrare a far parte della compagnia e a scoprire una parte sconosciuta di sé stesso, mentre il dramma sembra assumere sempre più le sembianze della sua vita.

 

 

ALTRO DALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA SU ALMANACCO CINEMA

Il cast

Dan (Keith Kupferer), sua moglie (Tara Mallen) e la figlia adolescente (Katherine Mallen Kupferer) sono interpretati da una vera famiglia teatrale di Chicago.

Gli altri membri del cast: Dolly De Leon, Hanna Dworkin,Tommy Rivera-Vega, Lia Cubilete, Alma Washington.

 

La recensione

Ghostlight - Almanacco Cinema

Il film va sull’usato garantito per costruire la situazione drammatica, tuttavia riesce a non essere banale e a sapere di già visto grazie ad alcuni fattori.

Il primo è la costruzione narrativa, che non ti butta tutto in faccia subito, ma che ti porta a ricostruire la storia man mano, arrivando ad avere un’idea totale praticamente solo sul finale. Ci sono momenti commoventi, ma pure altri in cui si ride anche di gusto. Un unica pecca nella trama è l’ingresso un po’ troppo veloce e forzato di Dan nella compagnia teatrale, che rompe un realismo che per tutto il film, invece, regge abbastanza bene.

Il secondo è per il cuore messo nell’opera e nel messaggio che non vuole trattare solo il dramma, ma unirlo ad un atto d’amore verso l’arte e il teatro.

Il terzo sono i personaggi. Spiccano senz’ombra di dubbio Dan e sua figlia, Daisy. Keith Kupferer è ottimo nello gestire momenti diversi, da quando deve fingersi un attore inetto, a quando deve sembrare un realistico umile padre di famiglia, fino ai momenti di rabbia e disperazione. Alcuni dei momenti più toccanti non a caso, vedono lui come unico protagonista della scena.

La regia non si spreca certo in virtuosismi, ma riesce ad esaltare nel modo giusto le scene in cui la compagnia teatrale prova o recita, azzeccando quell’atmosfera da luogo chiuso, sicuro e magico.

Che dire, una piccola gemma tutta da scoprire.

 

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

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