Dopo aver trionfato al Toronto Film Festival, arriva alla Festa del Cinema di Roma Polvo serán, ultimo lavoro di Carlos Marques-Marcet.
La sezione Platform del Toronto Film Festival è dedicata a quei film dall’alto merito artistico in cui emerge uno sguardo registico originale e creativo. Dopo aver visto Polvo serán alla Festa del Cinema di Roma non stupisce che il premio sia andato a Carlos Marques-Marcet.
Il regista spagnolo, Premio Goya al miglior esordiente nel 2015, ha già dato prova di essere un talentuoso narratore. Con Polvo serán realizza un’opera audace, stilisticamente e tematicamente coraggiosa, che ci interroga e commuove. Inserisce sequenze coreografate e musicali in un film sulla morte e l’eutanasia, e riesce a muoversi in equilibrio tra il dramma, la commedia e il musical.
Nell’arte ogni operazione è lecita, purché funzioni. Carlos Marques-Marcet con maestria ci dimostra che ricorrere a un linguaggio inconsueto rimanendo credibili non solo è possibile, ma anche necessario. Ci sono sensazioni, concetti, filosofie che per essere espressi autenticamente devono alzarsi al di sopra della realtà.
Due grandi del cinema come Ángela Molina e Alfredo Castro regalano al film il ritratto sincero di una coppia indissolubile. Due amanti che neanche dalla morte accettano di essere separati. Polvo seràn, infatti, non è soltanto un film sul fine vita, ma si interroga soprattutto sui legami familiari. Amare, inevitabilmente, vuol dire legarsi alle persone, e far dipendere la propria serenità anche dalle scelte dell’altro. Se tali scelte risultassero ai nostri occhi incomprensibili, come ci comporteremmo?
Claudia e Flavio stanno insieme da oltre vent’anni. La loro è una relazione assoluta, esclusiva, totalizzante, tra i due non c’è soluzione di continuità. Hanno tre figli, una nata dalla loro unione, e altri due nati dalle loro precedenti relazioni. La loro stabilità è minacciata dalla malattia, ormai in stadio avanzato, di Claudia. La donna lotta contro un tumore al cervello, che le causa improvvise crisi, e la obbliga a ricoveri d’urgenza.
Stanca di soffrire, e certa che la situazione non potrà che peggiorare, Claudia ha deciso che andrà in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito. Fin qui niente di inverosimile considerando la malattia terminale della donna (in Spagna, inoltre, l’eutanasia è legale dal 2021). Tuttavia, Flavio, che non riesce a immaginare la sua vita senza Claudia, è deciso a morire insieme a lei. Nonostante la donna tenti di persuaderlo a non farlo, l’uomo sembra fermo nella sua decisione.
Quando la figlia, Violeta (Mònica Almirall), scopre il piano che i due hanno architettato ne rimane sconvolta. Approfittando della presenza dei fratelli, riunitisi per il matrimonio dei genitori, rivelerà a tutti cosa stanno per fare. La notizia irromperà nell’atmosfera di festa facendo emergere tensioni, dubbi, e questioni irrisolte.
Polvo serán è un film che dalla prima sequenza, un incipit di grandissima forza, chiede allo spettatore di stare al suo gioco. È un film intenso nella misura in cui il regista scava nella profondità dei sentimenti che questi personaggi stanno provando. La tensione emotiva rimane costante, senza mai, però, scadere nel patetico. Non c’è una ricerca spasmodica della lacrima.
Anzi, quando la temperatura si alza troppo Carlos Marques-Marcet smorza, stupisce, e lascia allo spettatore la libertà delle sue emozioni. Le sequenze coreografate, in questo senso, funzionano spesso da bilanciamento. Portando la narrazione su un piano diverso danno modo di ragionare sui dubbi che una storia come questa inevitabilmente pone.
Persino la morte viene inserita nell’orizzonte naturale al quale appartiene. Non c’è esaltazione, non c’è gloria, ma neanche disperazione: è soltanto l’ordinario atto ultimo dell’esistenza. Il titolo, d’altronde, in italiano “saranno polvere”, annuncia sin da subito tale filosofia che trova compimento poi nei titoli di coda.
Nel momento in cui Violeta scopre il motivo del viaggio in Svizzera dei genitori il film entra nel vivo del discorso sulle relazioni umane. Ed è questo l’aspetto più interessante di Polvo serán. Le obiezioni che la figlia porta sono legittime, comprensibili e soprattutto condivisibili.
Tuttavia, il regista, proponendoci con la stessa intensità le ragioni dei genitori e quelle dei figli, ci invita all’epochè, alla sospensione del giudizio. Da un lato ci sono due genitori che fanno forte il loro diritto di scelta. La decisione di Claudia viene condivisa, ma non è lo stesso per quella di Flavio. Violeta gli ricorda che nella sua vita non esiste soltanto sua moglie, ci sono anche i figli, i nipoti. Ma Flavio, a un certo punto, le risponde che in fondo lui è solo suo padre, nient’altro. Non ha bisogno, insomma, del beneplacito dei suoi figli per agire.
Il film sembra riflettere su questo aspetto. Una scelta così radicale diventa il pretesto per indagare quali rapporti legano genitori e figli. L’interdipendenza affettiva rischia di diventare una catena per cui ci si aspetta che l’altro ci metta sempre al primo posto. Se da un lato sappiamo che l’amore per essere davvero tale deve garantire la libertà, dall’altro è difficile non mettersi nei panni di Violeta e sentire la sua angoscia rispetto all’evitabile doppia perdita che rischia di affrontare.
Carlos Marques-Marcet non fornisce risposte, né tenta di suggerirci cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Lascia a noi l’autonomia di provare empatia per gli uni o per gli altri. Polvo seràn probabilmente è un film che verrà percepito in modo diverso in base al nostro rapporto con la morte, con l’abbandono, con la libertà, e con la famiglia.
A contribuire in modo forte all’intensità del film c’è la colonna sonora. Oltre ai brani originali di Maria Arnal coreografati da Marcos Morau e La Veronal, il regista si serve anche di musica diegetica. Molto presente e di grande impatto emotivo è la voce di Maria Callas che compare nel bellissimo incipit del film e sul finale.
La sceneggiatura è stata scritta dal regista insieme a Coral Cruz e Clara Roquet. In un film dove alle canzoni è affidato gran parte di ciò che non si riesce a esprimere con le parole, le battute rimandano a una brutale concretezza. I dialoghi della parte centrale del film, quella del conflitto familiare, sono onesti e poco lasciano all’immaginazione. Gli sceneggiatori permettono ai loro personaggi di aprirsi totalmente, anche a costo di dire cose di cui potranno pentirsi.
Polvo seràn è un film che affronta una tematica complessa attraverso un linguaggio innovativo che funziona. Un’operazione stilisticamente coraggiosa, come non se ne vedono spesso, che merita di essere vista e discussa. Il tema della morte, pur centrale, lascia grande spazio alla riflessione sui legami affettivi e familiari, e sulle scelte che compiamo.
Ángela Molina, per la sua Claudia, ha vinto alla Festa del Cinema di Roma il Premio Monica Vitti alla miglior interpretazione femminile. Il suo lavoro insieme a quello di Alfredo Castro è certamente uno dei motivi per cui guardare Polvo seràn. I due interpreti danno vita a una relazione trentennale e riescono a renderla dolorosamente credibile. Nei loro sguardi, nel modo in cui si toccano, c’è tutta l’intimità di anni e anni trascorsi l’uno accanto all’altra. I due sembrano quasi parlare un’altra lingua tra di loro, portatori di un segreto a cui nessuno, né gli spettatori né i loro figli, avrà mai accesso.
La colonna sonora riscalda sequenze già molto forti, aggiungendo poesia alla narrazione. Come spesso accade nei film che trattano la morte, a emergere potente è soprattutto la vita. Polvo seràn è, infatti, un film sì malinconico, ma con personaggi vitali, appassionati, capaci di accettare la realtà per quella che è. Come d’altronde Claudia dice a un certo punto del film: “Dalla vita non si impara. La vita si vive, e basta”.
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