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taxi monamour

Taxi monamour, traumi paralleli

Due vite parallele contrassegnate entrambe da dei traumi che si incrociano e collidono in un armoniosa e dolce storia d’amicizia.

Taxi monamour, il quarto film di Ciro de Caro, ci racconta una storia di due traumi paralleli apparentemente lontani anni luce, o meglio km, eppure in realtà così vicini e simili. Una storia di una dolce amicizia fatta d’innocenza e di persone che cercano solo pace in un mondo che sembra invece sempre più l’opposto.

Un vuoto che il regista riesce a trasmettere sia attraverso i personaggi e le loro storie ma anche grazie a ogni inquadratura di una Roma vuota, triste di fine estate che già tante volte è stata raccontata ma che ogni volta che viene ripresa sembra sempre nascondere qualcos’altro.

taxi monamour 2

La trama

Anna, interpretata da Rosa Palasciano, è una ragazza in un periodo totalmente instabile della sua vita. Non si trova molto bene con suo marito che è sempre in viaggio per lavoro, ha appena avuto un incidente stradale, è bloccata in un lavoro che non l’appaga ed è costretta a prendere dei farmaci per la depressione e gli sbalzi d’umore. Cristi invece, interpretata da Yeva Sai, è appena scappata dalla guerra in Ucraina, la sua madrepatria, e vive anche lei in un limbo che non sopporta a casa con gli zii, divisa tra la mancanza di casa e della sua famiglia e anche lei costretta ad un lavoro che detesta, quello di badante.

Le due si incontreranno per caso in una fermata dell’autobus, entrambe di ritorno dal lavoro, e stringeranno un improbabile amicizia grazie alla quale scopriranno di non essere poi così tanto diverse.

Traumi paralleli

La storia di Anna e Cristi è un inno alla pace e all’umanità. La loro amicizia ci ricorda quanto siamo simili e quanto viviamo tutti dei traumi che ci segnano e caratterizzano le nostre scelte, la nostra volta. L’opera del regista si dimostra un opera umanistica nonché una denuncia della situazione vissuta da chi scappa dal proprio paese d’origine per la guerra, in questo caso dalla guerra in Ucraina.

Un film che seppur perde spesso di ritmo e talvolta suona anche prevedibile riesce comunque a farci toccare dalla storia delle due, con uno stile molto personale e riconoscibile, quello di de Caro che ci regala un bel film italiano, un bel film umano.