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Thunder Road, strada per la redenzione
Thunder Road è l’opera prima di Jim Cummings, che ci trascina su una strada rampante di strana tenerezza e piccoli divertenti e bizzarri incovenienti.
A volte, molto più spesso di quanto non si vorrebbe, le parole non riescono a comunicare quello che pensiamo. Non si arriva dove dovrebbe essere la destinazione. Ecco perchè esiste l’arte: una canzone che ci fa sfogare, un libro che possa liberarci di un peso, un film che possa esprimersi senza l’uso delle parole. Tutto più semplice.
Nella frustazione d’incomunicabilità ed nel vortice incontrollabile di emozioni, nasce Thunder Road, capolavoro sconosciuto ai più ed opera prima di Jim Cummings, autore bizzarro quanto le sue opere. Produttore e regista della compagnia online CollegeHumor e manifesto vivente del cinema indipendente, schivo dalle logiche di mercato hollwyoodiane. Realizzatore di soli tre film – Thunder Road, lo stupendo The Wolf of Snow Hollow e l’intelligente The Beta Test – e grande interprete, tanto che lo vedremo a breve al TIFF come protagonista del corto DISC di Blake Rice.
Thunder Road: il cortometraggio
Con il titolo preso dall’omonima canzone di Bruce Springsteen – che a sua volta lo prende in prestito dall’omonimo film cult del 1958 con il grandissimo Robert Mitchum – Thunder Road è uno dei primi cortometraggi di Cummings, che ha iniziato a lavorare nel cinema già dal 2009, quando si diplomò dal college di Emerson e si trasferì a Los Angeles, dove iniziò a scrivere cortometraggi e lavorare come interprete.
Nacque nel 2018 Thunder Road: un corto di 13 minuti – interamente in piano sequenza – su un buffo poliziotto – interpretato da lui stesso – che canta Thunder Road di Springsteen al funerale della madre. Costato 7.000 dollari, non solo il film ricevette la benedizione del Boss – il quale permise l’uso della sua canzone per 1.000 dollari – ma vinse, a distanza di due mesi, in due festival importantissimi: il Sundance Film Festival ed il South by Southwest.
Thunder Road: il lungometraggio
Questi due importanti riconoscimenti portarono pubblico e fama a Cummings, che nei due anni successivi continuò a lavorare su un gran quantità di straordinari corti – come The Robbery, Parent Teacher e It’s All Right, It’s Ok – iniziando ad adattare il suo film. Nonostante diverse offerte da produzioni – che volevano protagonista Jake Gyllenhaal o Sam Rockwell – Cummings finanziò il progetto con una campagna su Kickstarter, raccogliendo circa 191.000 dollari.
Nel 2018 esce, così, Thunder Road, l’esordio cinematografico di Jim Cummings, che riadatta nella scena iniziale il suo cortometraggio e lo espande, ampliando le vicende di Jim Arnaud – Cummings – poliziotto divorziato con un figlia ed una madre appena deceduta. Il film vinse nuovamente al South by Soutwest, fu acclamato da critica e pubblico – Nicolas Cage è grande fan e amico di Cummings – e riguadagnò i soldi investiti nel suo weekend d’apertura.

Chi balla ad un funerale?
Thunder Road, la canzone di Bruce Springsteen – prima traccia dell’essenziale album Born to Run – può essere molte cose. Come si premetteva all’inizio, un film, una canzone, un libro, sono strumenti che arrivano dove le semplici parole non riescono. Thunder Road è una storia di un’amore giovanile, il racconto di una fuga dal fallimento, l’invito ad una vita più grande, una vita migliore.
La pellicola sta tutta in quella decina di minuti iniziali, quelli riadattati dal cortometraggio. Eccetto una cosa. È un biglietto di presentazione di un clown che piange ad un semaforo. Ma in quello splendido piano sequenza d’apertura – non l’unico del film, ma il più lungo – manca un finale, che non deve essere per forza un lieto fine. Perchè la vita è impreveidibile, o forse, sono le persone che la abitano che la rendono così.
Me ne sto andando per vincere
Chi ha detto che una storia d’amore debba essere per forza su una coppia standard? Il Jim del film è proprio come il Bruce della canzone: un ragazzo che pensa di non essere più un bambino e che è pronto a qualcosa di più, è pronto per la sua storia. Ma è il racconto di un’amore che riscopre verso la vita, verso la sua vita – e non solo quella degli altri – verso sè stesso, la figlia e nelle piccole ordinarie cose, come una recita scolastica.
Thunder Road, ancora una volta, si dimostra un invito a sognare, un appello a tutti coloro che si sentono un pò fuori da questo mondo e dal loro mondo, una preghiera per chi perde da quando è nato. La storia di un underdog, che forse, non vincerà neanche questa volta, ma che, sicuramente, riuscirà a cambiare qualcosa nella sua vita e nel mondo attorno.
