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Weapons

Weapons, un giallo a tinte horror che lascia il segno

Weapons è il secondo lungometraggio di Zach Cregger e il risultato di questa fusione tra thriller e horror è decisamente notevole.

Cregger ci raggiunge con la sua seconda fatica, la prima era Barbarian (2022), e ci mette di fronte a un mistero apparentemente assurdo e impossibile. Arrivati all’epilogo, ci rendiamo subito conto di aver assistito a un grande film e ora ne vediamo subito i motivi.

Weapons, la trama

Una notte, più precisamente alle ore 2.17, tutti i bambini (tranne uno) di una classe delle elementari escono di casa volontariamente e iniziano a correre svanendo nel nulla. Il giorno dopo iniziano le ricerche disperate da parte di genitori e forze dell’ordine. Il caso sembra irrisolvibile, nessuna traccia e nessun indizio. Le accuse di alcuni genitori sono rivolte alla maestra, la quale riceve diverse minacce nei giorni successivi al fatto. Ben presto però verranno fatte alcune scoperte che faranno venire a galla un orrore inimmaginabile e completamente inaspettato.

La regia e la scrittura

Partiamo col dire che la regia funziona sotto tutti i punti di vista e la suspense è alta per tutta la durata del film. Ciò che però colpisce di più è la scrittura della pellicola. L’incipit di Weapons ci presenta un mistero da risolvere decisamente intrigante e ai limiti del razionale. Il confine tra il realizzare una pagliacciata e il mettere invece in scena un’ottima e originale soluzione era sottilissimo. Cregger opta per la seconda opzione e attraverso un racconto corale diviso in sei capitoli, ognuno dei quali dedicato a un personaggio, un poco alla volta ci rivela la soluzione del caso.

Ci troviamo davanti a una sorta di “Effetto Rashomon” ma, a differenza del capolavoro di Kurosawa del 1950, non assistiamo al racconto di un fatto attraverso il diverso punto di vista dei personaggi presenti. Seguiamo invece le azioni di vari personaggi che, in un modo o nell’altro, consapevolmente o inconsapevolmente, sono coinvolti nel caso e contribuiscono alla sua risoluzione. Non ci sono ridondanti spiegoni ma tutto è affidato alla scrittura e alla regia che ci lasciano intuire tutto, tassello dopo tassello, attraverso il nostro intelletto.

Weapons

Una tradizione dimenticata (allerta spoiler)

Per approfondire i fatti raccontati è necessario fare degli spoiler, per cui metto in guarda i lettori prima di rovinarvi il film ed essere accusato di fare come Caparezza.

Le Weapons del titolo altro non sono che le armi umane utilizzate dalla zia/strega/sacerdotessa che, attraverso una sorta di rito Voodoo riesce a manipolare i corpi delle persone a proprio piacimento. Lo zombie inteso non come morto vivente ma come un umano che perde la capacità di intendere e di volere e viene quindi manipolato da altri fa parte di un’antica tradizione sudamericana, in particolare dell’isola di Haiti.

Anche a livello cinematografico questo canovaccio narrativo veniva utilizzato negli anni ’40 e ’50 prima che il grande George A. Romero inventasse lo zombie moderno, che poi è quello che conosciamo tutti e che è entrato nell’immaginario collettivo di tutto il mondo. Ecco che quindi con piacere vediamo recuperata nel film di Cregger questa antica e originale tradizione dello zombie, tema che anche il cinema aveva da anni quasi del tutto abbandonato.

Weapons, per concludere

Ci troviamo senza dubbio di fronte a una pellicola decisamente originale. A livello di messa in scena funziona pressoché tutto e l’idea di recuperare e riadattare ai giorni nostri una vecchia tradizione dell’horror è sicuramente una trovata azzeccata. Se questa è la direzione del nuovo horror, visto anche lo splendido Bring her back, possiamo sul serio ben sperare per il futuro.

Recensione a quattro stelle su Almanacco Cinema

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