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Soleil Noir: una soap mascherata da thriller

Under a Dark Sun, Soleil Noir in originale, non passa inosservata tra i titoli di Netflix. La serie francese è diretta da Marie Jardillier e Édouard Salier.

Soleil Noir rappresenta un nuovo tassello della narrazione francese contemporanea, sempre più capace di ibridare generi e soddisfare le aspettative del pubblico globale, anche quando si tratta di crime drama con sfumature da soap opera.

La serie si presenta come una saga familiare cupa e torbida, dove l’omicidio diventa il punto di partenza per una spirale narrativa fatta di segreti, eredità, rancori e relazioni tossiche. Al centro, due donne opposte e complementari: Ava Baya, sorprendente protagonista, e Isabelle Adjani, vera calamita emotiva e stilistica della serie.

Soleil Noir: la trama

Soleil Noir, serie estiva distribuita da Netflix, promette una visione ad alta tensione. Sei episodi dalla durata variabile tra i 45 e i 60 minuti ci trascinano in un vortice narrativo dominato dalla corsa disperata della protagonista Alba, una giovane madre in fuga da un passato violento insieme al figlio di nove anni.

Appena arrivata in una nuova cittadina, trova lavoro presso un’azienda florovivaistica. Ma il sospetto di aver ucciso il patriarca della famiglia proprietaria dell’azienda la trascina in un incubo fatto di sospetti, vendette e colpi di scena. Da quel momento in poi, la serie si sviluppa come un meccanismo a orologeria in cui si alternano il tono del thriller e quello della soap opera, con atmosfere tese e dinamiche familiari.

A spiccare, oltre alla protagonista, è la figura enigmatica e affascinante della matriarca Béatrice, ironica, inquietante e sopra le righe. I suoi cambi d’umore repentini, la sua compostezza anche di fronte a tragedie e crimini, la rendono un personaggio magnetico.

Un equilibrio instabile tra soap e thriller

Soleil Noir mescola con disinvoltura il gusto del murder mystery con trame da telenovela, disseminando indizi, false piste e relazioni incrociate. Se è vero che i più esperti del genere giallo potrebbero intuire il colpevole già dai primi episodi, è altrettanto vero che l’attenzione non viene meno grazie a un costante stato di tensione emotiva che attraversa tutti i personaggi, in primis Alba, sempre sull’orlo del panico e dell’istinto materno.

Al suo fianco si muove un corollario di personaggi spesso caricaturali, come l’investigatore incapace o la figlia ribelle del defunto, che contribuiscono a mantenere viva l’anima da soap della serie. Eppure, la storia funziona proprio grazie a questo strano equilibrio instabile: ci si lascia coinvolgere, talvolta con una sospensione dell’incredulità necessaria, ma senza mai smettere di voler sapere come andrà a finire.

Genitori e figli, eredità e colpa

Come nelle tradizionali saghe familiari, Soleil Noir si regge sulla dinamica tra genitori e figli. Il defunto patriarca Arnaud (Thibault de Montalembert) resta una presenza ingombrante anche dopo la morte: simbolo di potere tossico, controllo emotivo ed economico. È Béatrice stessa a dichiarare con amarezza che i figli dovrebbero aver paura di deludere i genitori, mentre qui sono i genitori a temere i figli.

Anche il rapporto tra Alba e il piccolo Léo è centrale: è per lui che lei combatte, mente, fugge, affronta i fantasmi del proprio passato. Il suo percorso da madre tossicodipendente a figura protettiva e combattiva è forse l’arco narrativo più credibile e toccante della serie.

Recensione a due stelle su Almanacco Cinema