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Maria di Pablo Larraín, la genesi della scenografia
Il production designer di Maria, Guy Hendrix Dyas, ha raccontato a Variety il percorso artistico e psicologico che ha condotto alla scenografia del film.
È da ormai una settimana in sala l’ultimo lavoro del regista cileno Pablo Larraín. Dopo aver raccontato una first lady e una principessa, Larraín si addentra nella vita di quella che forse è la più celebre tra le cantanti d’opera lirica. Maria, infatti, sulle orme dello stile narrativo di Jackie e Spencer, racconta gli ultimi giorni di Maria Callas.
Larraín ci ha abituati a un biopic che non è mai solo essenziale racconto di un’esistenza (qui un approfondimento). Con Jackie, Spencer e Maria permette allo spettatore di entrare nel privato di Jacqueline Kennedy, Diana Spencer e Maria Callas. In quella dimensione intima, lontana dai riflettori, che accoglie tristezze, paure e demoni interiori.
Il suo racconto, dalla sceneggiatura spesso asciutta e lineare, passa soprattutto dalla scelta delle inquadrature e dallo spazio. Che si tratti di una residenza reale o di un appartamento parigino, come conferma Guy Hendrix Dyas, scenografo di Larraín anche per Spencer, lo spazio in cui la protagonista si muove è uno spazio evocativo, megafono per emozioni e sensazioni.
“Lei è il gioiello, e io dovevo creare il portagioie”
Con queste parole lo scenografo inglese Guy Hendrix Dyas ha introdotto il suo lavoro per Maria. Questa era stata in origine la richiesta di Larraín: creare uno spazio che andasse a valorizzare e custodire Angelina Jolie. L’attrice nei panni del soprano greco ha ricevuto il plauso della critica e del pubblico. Pur avendo mancato il Golden Globe (andato all’attrice brasiliana Fernanda Torres), Jolie è, infatti, ancora tra le papabili per l’Oscar.
Il primo passo per la costruzione degli ambienti del film è stato visitare i luoghi che la Callas frequentava negli anni ’70. Dyas e Larraín hanno perlustrato ristoranti e teatri, e anche il vero appartamento in cui la donna ha vissuto. La seconda fonte d’ispirazione è stata poi la sceneggiatura stessa, scritta da Steven Knight.
“Era chiaro dalla sceneggiatura che l’appartamento doveva essere una fusione della sua passata grandezza e dell’attuale isolamento e della solitudine della sua vita. […] C’era l’opportunità di mostrarlo in modo fluido attraverso l’arredamento, il colore, e il design dell’appartamento” ha raccontato.
La camera da letto, per esempio, doveva a prima vista sembrare un palcoscenico dell’opera. Si tratta, tra l’altro, di una suggestione comune. Basti pensare a quante eroine liriche, Violetta su tutte, siamo abituati a vedere in scena proprio su un letto.
Maria e lo spirito degli anni ’70
Per contestualizzare esteticamente l’appartamento della protagonista Guy Hendrix Dyas afferma di aver guardato alla moda. “Sentivo la responsabilità di catturare davvero lo spirito degli anni ’70 in un film in cui avremmo trascorso due terzi della storia nei confini del suo appartamento” ha dichiarato.
Dopo un’accurata ricerca, lo scenografo ha scoperto che Maria Callas conosceva personalmente Yves Saint Laurent. Nelle sue collezioni di quegli anni, così come in quelle di Dior e Sonia Rykiel, c’erano delle affascinanti palettes di colori sui toni del marrone/ruggine con tocchi di verde e turchese. “Così ho provato ad applicare alle pareti i colori letterali degli abiti. Tutte le mie scelte di carta da parati, moquette e tendaggi sono ispirate a questi abiti del periodo e a questi grandi stilisti” ha aggiunto.
Maria: il busto come rappresentazione del dolore
In Maria le stanze in cui Angelina Jolie si muove vedono la presenza di numerosi busti. Si tratta di una scelta soprattutto simbolica, e legata alla sofferenza del personaggio. Come afferma Dyas: “Avevo visto questi busti come delle testimonianze artistiche e malinconiche che puoi davvero capire il dolore, la sofferenza e le emozioni che ti metteranno alla prova”.
Molti dei busti erano danneggiati, avevano mezza testa o mancavano degli occhi, e questo è stato solo un valore aggiunto per lo scenografo. Dovevano, infatti, riflettere il fatto che Maria Callas in quel momento della sua vita era una donna provata, distrutta.
Dall’altro lato, però, bisognava mostrare anche la dimensione artistica e tutto ciò che aveva costruito nella sua carriera. La dressing room è stata la stanza che ha messo di più alla prova Dyas. Lo scenografo ha lavorato a stretto contatto con il costumista italiano del film, Massimo Cantini Parrini. I due hanno allestito uno spazio in cui l’attrice potesse muoversi mostrando al pubblico gli abiti storici dei suoi spettacoli. Un omaggio, quindi, anche all’opera lirica attraverso gli occhi di una donna che l’ha amata davvero.
Maria è attualmente in sala distribuito da 01 Distribution. Ecco il trailer:
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