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Beetlejuice

Beetlejuice Beetlejuice, il nuovo sequel di Tim Burton

Tim Burton ci riporta nell’oltretomba con Beetlejuice Beetlejuice. Michael Keaton riprende i panni del fantasma con più carisma dopo 35 anni.

Tim Burton torna al al cinema con il suo secondo sequel. L’iconico fantasma Beetlejuice torna al cinema con Beetlejuice Beetlejuice. L’atteso sequel presentato a Venezia è un successo al box office. Ma dopo 35 anni di attesa, il ritorno di Beetlejuice è riuscito a mantenere le aspettative?

Dopo la morte del padre Charles, un’ormai adulta e madre Lidya torna a Winter River insieme alla madrigna Delia e la figlia Astrid. Nel frattempo Beetlejuice è ancora impegnato ad infestare case e tormentare Lydia. Alla scoperta del ritorno Beetlejuice trova occasione per riunirsi con lei, Lidya invece sarà costretta a chiedere il suo aiuto per salvare Astrid.

Torna Tim Burton

Tim Burton ha indubbiamente incontrato alti e bassi nel corso degli anni 2000. Ma con Beetlejuice Beetlejuice decide di riportare in scena una delle sue più iconiche opere e realizzare il suo secondo sequel. Decide qui di riaprire una parentesi che si è aperta e chiusa nel 1988, ma la scelta, sorprendentemente, si rivela vincente.

Burton realizza un film molto più commerciale e grande del primo capitolo. Ma che riesce a catturare molto della sua anima e ad essere un immersivo spettacolo visivo. Beetlejuice Beetlejuice è un film meravigliosamente ed imprescindibilmente cinematografico. La fotografia di Haris Zambarloukos lancia allo spettatore idee su idee senza mai fermarsi. Si gioca coi colori, col bianco e nero ed in particorari con luci splendidamente inquietanti.

C’è tutta la maestria di Burton nel film. Un Burton che torna a giocare con lo stop motion e con incredibili effetti pratici che sovrastano di gran lunga la CGI che attanagliano tanto il cinema odierno. Torniamo in un’aldilà ancora più grande e creativo, caratterizzato da immaginazioni e a dir poco spettacolari scenografie.

Danny Elfman continua la sua collaborazione con Burton e porta una colonna sonora veramente imponente. Crea grande atmosfera e riesce a dare ottimi momenti, in particolare con i potenti titoli di apertura. In generale troviamo un ottimo comparto sonoro e tante, ottime idee di sound design danno grande impatto.

C’è violenza, volgarità e tutto ciò che caratterizzava il primo film. Certo il tutto viene in parte ripulito per il contesto odierno, ma non in una maniera forzata ed anzi ben contestualizzata. Beetlejuice Beetlejuice ha orrore, commedia e molto altro con cui Burton ci torna a raccontare il suo cinema e la sua passione.

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Ritorni e debutti

Winona Ryder, Michael Keaton e Catherine O’Hera riportano in scena perfettamente i loro personaggi. Winona Ryder torna a prendere la scena e, dopo fin troppo tempo, è stavolta protagonista della storia. Porta un ottima performance che la rilancia nel grande cinema d’intrattenimento.

Michael Keaton è tanto forte ora quanto prima ed ogni scena con Beetlejuice è meravigliosa. Mette in scena tante ottime citazioni ed un paio di eccezionali momenti musicali. Keaton riporta in scena il personaggio, stavolta ben più centrale rispetto al primo capitolo, con energia ed enorme divertimento che trasmette totalmente allo spettatore.

Ma a prendere la scena è Catherine O’Hera. Ogni scena con Delia è oro grazie a una performance tanto forte quanto esagerata dove viene dato tutto. O’Hera è meravigliosa e riesce a non sbagliare uno sguardo, un movimento e non sbaglia una battuta. Potrebbe veramente essere una delle migliori performance comiche in un blockbuster che io abbia mai visto.

Meraviglioso è anche Willem Dafoe che, supportato da una geniale scrittura, porta la sua miglior interpretazione comica nei panni di un defunto detective\attore. Ma funzionano meno bene invece Justin Theroux e Monica Bellucci. Riescono a portare alcune sequenze molto forti, ma perlopiù non reggono il confronto con il resto. In particolar modo Bellucci, nonostante l’ottima messa in scena, porta ben poco e non riesce a dare l’effetto voluto.

Anche Jenna Ortega, nonostante il grande talento, non riesce a pieno e porta in scena un personaggio alquanto insipido. A lei è tristemente dedicata una sottotrama prevedibile e già vista, peggio ancora spesso noiosa. Ripara molto l’ottimo disfunzionale rapporto che ha con la madre Lidya, ed è piacevole vedere Ortega interagire così bene con tali legende del cinema.

La fossa è stata scossa

La sceneggiatura di Beetlejuice Beetlejuice è vero e proprio caos, nel bene e nel male. Seguiamo almeno cinque sottotrame e quasi nessuna trama principale. È una serie di divertenti eventi che girano intorno ai nostri protagonisti, e funziona.

Per carità, non tutte le trame funzionano. In particolare, a malincuore, ciò che gira intorno a Jenna Ortega difficilmente si muove in territori interssanti. Ma c’è veramente tanto di interessante da vedere. Beetlejuice Beetlejuice è un continuo di brillanti idee narrative e atmosferiche, e veramente tante di queste funzionano.

Vengono affrontati temi come il lutto e l’incognito della morte. Burton torna a trattare temi crudi e a tratti anche molto espliciti alternando il gioco e l’assurdo a momenti che sanno essere più delicati e commoventi. Non potendo far tornare Jeffrey Jones, in quanto è un terribile esempio di essere umano, è proprio la morte del suo personaggio a dare il via al film. Non dirò come muore o come lo gestiscono, ma è meravigliosamente crudele, come solo Burton sa fare.

Questo è un film esilarante, non riesco a immaginare come qualcuno si possa annoiare nel vederlo. Ogni tanto troviamo delle battute che cercano eccessivamente di essere moderne, nominando influencer o Netflix. Quei pochi momenti, non lo nascondo, sono imbarazzanti e non sono assolutamente salvabili. Ma Beetlejuice Beetlejuice riesce poi a dare idee di assoluto genio comico come il Soul TrainBob. Idee che anche solo a ripensarle trovo esilaranti.

Non è una grande sceneggiatura, ma sono grandi idee. Parola che non mi stufo mai di dire. Idee idee idee… Si può dire tanto a Beetlejuice Beetlejuice, ma non che questo sia una mera ripetizione del primo film. La sceneggiatura porta diversi momenti vuoti o direttamente inutili, ma sa sempre come ripagare e soddisfare lo spettatore.

Beetlejuice

In conclusione

Beetlejuice Beetlejuice non è un film perfetto, ma va bene così. Siamo davanti a una meravigliosa opera tecnica che abbraccia un cinema più classico, ma senza rinnegare quello moderno.

Stop motion, animatronic, prostetici, folli scenografie e Danny Elfman. Qui c’è di tutto. Una bellissima fotografia digitale che usa colori e luci con la maestria di cui solo un genio come Burton è capace. È un grande ritorno di un Tim Burton nuovamente carico e pieno di voglia. Voglia di raccontare, di divertire e soprattutto di fare grande cinema.

Keaton, Dafoe e soprattutto O’Hera portano meravigliose e forti performance comiche come forse non hanno mai fatto. Tutto il cast porta un grande senso di divertimento e di voglia di fare, ed anche i peggiori personaggi risultano comunque piacevoli.

Non è il cult che è il primo film, ma ne è un degno successore. Ci sono diversi intoppi, in particolare in una sceneggiatura che presenta non pochissime sequenze piuttosto deboli. Ma lo spettatore viene trasportate via dalle idee e da quell’accattivante senso di divertimento di cui trasuda il film.

Per certi versi si poteva fare di più, ma Beetlejuice riesce comunque a vincere il pubblico e lo Tim Burton lo emoziona. Non so se Burton sia effettivamente disinteressato dal fare un terzo capitolo, ma dopo questo sarebbe non poco gradito. Fino ad allora… Beetlejuice Beetlejuice Beetlejuice.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema

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