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Iddu

Iddu, una storia interessante ma parzialmente riuscita

Iddu, detto anche “U pupo”, detto anche Matteo Messina Denaro, detto anche il mafioso protetto dallo Stato senza essere un pentito, funziona solo in parte.

L’idea del film, quella di raccontare un episodio della vita del boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza ad inizio anni 2000, risulta essere molto interessante. Il risultato finale però si dimostra riuscito solo per certi aspetti e non per altri. Ma vediamo una cosa per volta.

Iddu, la trama

Siamo in Sicilia nei primi anni 2000 e Catello Palumbo, un politico molto vicino a Messina Denaro, esce di prigione dopo aver scontato una pena di 6 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. I servizi segreti lo contattano e attraverso una serie di promesse e ricatti, riescono a convincerlo ad aiutarli a trovare il nascondiglio del famoso burattinaio di Cosa Nostra. Inizia così uno scambio di lettere tra i due con l’obbiettivo di farlo tradire e scovare così il posto segreto dove si nasconde ormai da anni.

Il sistema mafioso di Iddu

Il film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza ci mostra una piccolissima parte della struttura di Cosa Nostra. L’elemento che affascina di più all’interno del cinema che racconta la mafia è proprio il racconto del rito mafioso, cosa che ha un’importanza enorme nei meandri dell’associazione criminale. La mafia vive di riti, di sacralità, di tradizioni e regole sue, come se fosse uno Stato all’interno della Stato.

Iddu, e qui abbiamo uno degli elementi che mi hanno fatto storcere il naso, approfondisce poco questi aspetti e anche quando accadono vengono appena abbozzati. Un’eccezione va fatta per la scena iniziale, con il passaggio di consegne padre-figlio attraverso il simbolo della statua del “pupo” che risulta un fatto curioso e indubbiamente molto interessante.

I personaggi

L’elemento però in cui il film pecca maggiormente è la scrittura dei personaggi. L’unico che funziona veramente è proprio Catello Palumbo, interpretato magnificamente da Toni Servillo, che è il tipico uomo inetto che viene manipolato da chiunque, mafia compresa. Le associazioni criminali vanno a nozze con persone di questo tipo, le raggirano, gli fanno promesse, gli danno il contentino e da un momento all’altro si trovano con le spalle al muro senza più nulla, nemmeno un posto dove nascondersi. La storia del nostro Paese è colma di personaggi come questo, politici, giornalisti, avvocati.

Catello è il tipico uomo vuoto, che non sa più dove sbattere la testa, e che quindi si rifugia da chi gli fa delle futili promesse. Poco ci mette a passare dall’altra parte quando ci sono interessi personali in ballo e altrettanto poco ci mette la criminalità organizzata ad eliminare (non per forza fisicamente) una figura importante come lui a livello pubblico.

Oltre al personaggio di Servillo, gli altri personaggi sono appena abbozzati e per nulla approfonditi, sia l’agente dei servizi sia lo stesso Messina Denaro, che sembra uno dei Man in Black ma senza nessuna personalità. La personalità del boss è fondamentale in un film di questo tipo e quando manca si nota parecchio.

Nessuno si può dimenticare il personaggio di Tommaso Buscetta interpretato da Pierfrancesco Favino ne Il traditore di Marco Bellocchio, come è impossibile dimenticare Ugo Piazza (Gastone Moschin) in Milano calibro 9 di Fernando Di Leo. I personaggi di questo tipo, siano essi eroi o i peggiori criminali di questa Terra, devono coinvolgere lo spettatore che si deve affezionare a loro ma in questo film non succede nulla di tutto ciò.

Iddu

I temi del gangster movie

Se a livello di regia il film funziona anche, a livello di scrittura pecca un pochino. Innanzitutto le scene delle varie esecuzioni (messe in scena attraverso dei flashback sul passato del boss) risultano banali e perfettamente inserite nei clichè del gangster movie: il mafioso che uccide un traditore oppure il boss che punisce uno che ha provato a a mettergli i bastoni tra le ruote e così via. Sembra quasi che i registi abbiano voluto inserire per forza della scene di esecuzioni per movimentare un po’ la pellicola e la cosa non funziona come dovrebbe.

L’altro elemento su cui era, secondo me, necessario osare di più è il tema dei rapporti Stato-mafia, che vengono solamente accennati e non approfonditi. Si fanno riferimenti ad eventi recenti, si parla del futuro arresto del boss (ormai passato), e si accenna al fatto che la latitanza del boss forse andava mantenuta e catturarlo significava, per lo Stato e per il potere, avere più costi che benefici. Un gran peccato perchè le carte in regola c’erano tutte e tecnicamente il film risulta comunque ben fatto.

Per concludere

Iddu merita comunque una visione, dato che la storia è molto interessante, Servillo funziona alla grande e alcune sequenze sono riuscite particolarmente bene, compreso il finale che è molto bello. La cosa che più dispiace è però la mancanza di coraggio nel parlare di certi temi e il poco approfondimento di alcuni personaggi, Messina Denaro in primis.

Recensione a tre stelle su Almanacco Cinema