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Il cinema di Ingmar Bergman, la recensione su Almanacco Cinema

Il cinema di Ingmar Bergman: Sussurri e grida

Per la rubrica settimanale Il cinema di Ingmar Bergman, oggi parliamo di Sussurri e grida, film emblematico del maestro svedese. 

Sussurri e grida è un film che esplora con profonda intensità emotiva temi complessi come la morte, la sofferenza, la solitudine e la disconnessione interpersonale. La pellicola analizza la fragilità dei legami umani attraverso il contrasto tra il dolore e l’amore, con un focus particolare sui conflitti interni di una famiglia borghese che si sta lentamente disgregando.

La sofferenza di Agnese

Il film si concentra sulla dolorosa esistenza di Agnese, una donna colpita da una malattia incurabile, che si avvicina inesorabilmente alla morte. La sua sofferenza sembra non scuotere le sue sorelle, Karin e Maria, che reagiscono in modo distaccato e quasi indifferente alla sua condizione. Al contrario, è Anna, la serva, a dedicarsi con una straordinaria dedizione alla cura di Agnese, offrendole non solo assistenza fisica, ma anche affetto genuino. Ma dietro questa situazione di apparente normalità, Bergman dipinge un quadro di relazioni familiari fragili e tese, un aspetto che sollecita una riflessione profonda sul significato dei legami umani. La relazione tra Karin e suo marito è avvolta da una fredda indifferenza, mentre Maria, pur vivendo sotto lo stesso tetto del suo coniuge Joakim, lo ignora completamente, intraprendendo una relazione extraconiugale con David, il medico di Agnese. La morte di Agnese non solo pone fine alla sua sofferenza, ma segna anche la chiusura di un capitolo importante nella vita della famiglia. La proprietà viene venduta, e le sorelle, ormai divise, si separano in un gelido distacco. Anna, che per anni ha dedicato la sua vita alla cura e al benessere della famiglia, viene bruscamente allontanata, come se non fosse mai stata parte di quella vita.

Colori e simbolismo

Una delle caratteristiche principali del film è la fotografia, curata da Sven Nykvist. L’uso dei colori è essenziale per raccontare il mondo interiore dei personaggi. Bergman disse: “Tutti i miei film possono essere pensati in bianco e nero, eccetto Sussurri e grida, c’è scritto anche nella sceneggiatura, io ho sempre immaginato il rosso come l’interno dell’anima.” Il rosso rappresenta quindi il dolore, il bianco l’innocenza e il nero il lutto. Questi colori quindi non solo creano l’atmosfera giusta, ma rispecchiano anche la condizione psicologica dei protagonisti, conferendo un’atmosfera visiva potente. Ogni dettaglio del film è studiato per riflettere le tensioni emotive dei personaggi, con colori netti e contrastanti che segnano la profondità della loro sofferenza.

La villa simbolo di freddezza e isolamento

Gran parte del film si svolge all’interno di una villa, un luogo che diventa simbolo di un mondo chiuso e impenetrabile. L’arredamento della casa è freddo, privo di calore umano, mentre l’ambiente esterno evoca una sensazione di desolazione. La villa non è solo uno sfondo fisico, ma un riflesso dello stato emotivo dei personaggi: un luogo privo di intimità dove le relazioni sono superficiali e le emozioni represse.

La morte e la solitudine interiore

Il film affronta il tema della morte, non solo come un evento fisico ma come esperienza esistenziale che svela la condizione umana. La morte di Agnese avviene lentamente e in modo doloroso, diventa il catalizzatore per esplorare le dinamiche familiari e le fragilità psicologiche dei protagonisti. Agnese è cresciuta in una famiglia borghese segnata da una profonda mancanza di valori autentici, dove le convenzioni sociali hanno totalmente soppiantato l’amore genuino. Le due sorelle, Karin e Maria, sono intrappolate in un sistema che schiaccia i loro sentimenti e rende difficile qualsiasi confronto sincero con le proprie emozioni e con gli altri.

Anna e Agnese, un amore incondizionato

Anna è la rappresentazione di un amore puro e disinteressato, quasi materno. La sua dedizione alla cura di Agnese è assoluta, non esita a compiere atti di grande generosità e affetto verso di lei. Il suo amore per la donna malata, è raffigurato in una scena particolarmente commovente, in cui Anna abbraccia il corpo senza vita di Agnese, evocando l’immagine della Pietà di Michelangelo. Questo gesto di grande dolcezza e compassione è l’espressione di una religiosità che non si manifesta attraverso le parole ma tramite l’azione silenziosa e il sacrificio quotidiano.

La violenza psicologica

In molti hanno definito il film pieno di estrema violenza. Questa violenza non è fisica ma psicologica ed emotiva. La grande sofferenza dei personaggi emerge attraverso i loro conflitti interiori, silenzi carichi di significato e parole non dette. L’intero film è pervaso da una sensazione di ineluttabilità, in cui ogni personaggio è intrappolato nella propria solitudine. Tuttavia, Bergman fa riflettere lo spettatore su domande esistenziali e dona attraverso il film anche una morale di vita: il dolore, pur essendo una parte inevitabile della nostra esistenza, può essere affrontato con dignità, e la felicità per quanto sfuggente essa sia, può essere trovata anche nei momenti più bui. 

Il messaggio di Bergman

Personalmente, ritengo che Bergman sia una delle personalità più affascinanti nella storia del cinema. La sua visione della vita è unica e il suo approccio è tutt’altro che pessimista. Il fatto che Bergman voglia sempre far ragionare lo spettatore su domande universali che accomunano tutti, lasciandolo libero di trovare le proprie risposte senza imporre un suo pensiero, penso che sia un atto a dir poco rivoluzionario. Questa ricca narrazione sull’amore e la morte rende il film un capolavoro assoluto della carriera del regista svedese. Attraverso il contrasto tra il dolore e la dedizione di Anna, il regista ci invita a riflettere sul valore dell’amore autentico e sulla necessità di affrontare il dolore con serenità, accettando le difficoltà della vita senza mai perdere la speranza.

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