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Ragazzo Americano

Scorsese racconta Scorsese: Ragazzo americano

Per la rubrica Scorsese racconta Scorsese, il regista si spinge al limite nel suo periodo peggiore, riflettendosi nel suo Ragazzo americano.

1976. Martin Scorsese dirige Taxi Driver, il suo capolavoro. Modesto risultato al botteghino e successo smisurato di critica, che portano il regista a vincere la palma d’oro al festival di Cannes ed a ottenere quattro nomination ai premi oscar – il premio miglior film andò poi all’iconico, ma non altrettanto affascinante, Rocky di John G. Advilsen e Sylvester Stallone.

Dopo questo successo, Martin Scorsese decide che ora è il momento in cui può osare, ora è il momento per lui di uscire dai binari della violenza dei sottoborghi di una squallida New York. Tutto questo, pur sempre rimanendo sincero con sè stesso e cercando di portare un ritratto personale riflessivo. E così, nel 1977 realizza New York, New York.

New York, New York

New York, New York è il tentativo di operare con un film ad alto budget – la prima volta del regista – che riuscisse a convergere il suo amore verso New York e la Hollywood anni ’50, e che potesse redimere la sua travagliata situazione sentimentale. Il matrimonio di Scorsese con la moglie Julia Cameron traballava e lui si avvicinava sempre più a Liza Minelli, co-protagonista della pellicola insieme all’onnipresente Robert De Niro.

Scorsese, sulla scia del film – e per via dell’entusiasmo della sua nuova relazione – nello stesso anno dirige The Act, un musical di broadway del duo Fred Ebb e John Kander, sempre con Liza Minelli come protagonista. Mentre questo “atto” risultava lontano anni luce dal regista – per sua stessa ammissione – New York New York disponeva del suo stile e del suo coraggio autoriale, ma fallì di gran lunga al botteghino, e riscosse ben poco successo nella critica.

Il fallimento e gli abusi

La struttura caotica del film, la distanza di recitazione tra i due protagonisti e l’assenza di un cuore oltre alla storia della coppia protagonista. Gli elementi di critica al film furono riscontrati ben prima, già sul set. Oltre all’impossibilità per Liza Minelli di stare al passo con De Niro, il caos aumentava di giorno in giorno, con la Cameron – ancora moglie di Scorsese – che lo controllava, per via della sua presunta relazione con la Minelli.

Ed è già questo il periodo in cui Scorsese si incammina sul viale di abusi e droga, tra cocaina e dipendenza da psicofarmaci – lithium per la rabbia – così tanto che, un giorno, interruppe la conferenza stampa perchè aveva finito tutta la cocaina. Tutto questo fu amplificato ancora di più all’uscita del film, il cui fallimento – commerciale e di critica – lo portò a sviluppare una forte depressione, che egli alimentava con le proprie dipendenze.

Ragazzo americano

Il profilo di una vita turbolenta

Mentre gli abusi crescevano, comunque ritagliava un spazio per la creatività: nel 1978 esce – a quasi due anni di distanza – L’ultimo valzer, l’ultimo concerto dei The Band che Scorsese filmò e montò e lo distribuì come documentario, nel quale sono presenti anche Bob Dylan, Eric Clapton, Van Morrison e Neil Young. Nello stesso periodo, Scorsese decise di girare un altro documentario.

Ragazzo americano è il documentario girato da Scorsese su Steven Prince, amico ed attore – il venditore di pistole in Taxi Driver – che a trent’anni, già aveva vissuto decine di vite diverse, folli ed ai limiti della razionalità. Dalla dipendenza da cocaina ed eroina, all’essere road manager di Neil Diamond. Il film è disponibile in blu-ray e dvd nel cofanetto Scorsese Shorts della Criterion Collection, e gratuitamente su youtube. Su Vimeo è invece disponibile gratuitamente American Prince di Tommy Pallotta, documentario sequel del 2009 nel quale rivediamo Steven Prince a distanza di trent’anni.

Ragazzo americano

Il film gira unicamente attorno alle storie di Prince. Da un’episodio di overdose da eroina ed un’iniezione di insulina – reinterpretata in Pulp Fiction – o dell’aver sparato ad un uomo quando lavorava in una pompa di benzina – episodio rivisto in Waking Life di Richard Linklater. Insomma, storie di vita di un ragazzo americano. Chiunque avrebbe potuto fare quella vita, lui era solo un riflesso di un frammento di uno specchio fatto a pezzi.

Nel settembre successivo, la dipendenza di Scorsese raggiunge il culmine ed il suo abuso di cocaina lo porta all’ospedale, ricoverato per una bruttissima emorragia interna. Era la fine, un vicolo cieco. Racconta Quentin Tarantino che, una di quelle notti, Scorsese rimase sveglio per non si sa quante ore con una pistola in mano. Ma, in mezzo al buio, un raggio di luce: Robert De Niro. L’amico gli dice che deve scegliere: vivere o morire. E gli lascia un regalo, un libro, del pugile Jake LaMotta. Il libro era chiamato Raging Bull. Toro scatenato.

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