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Scorsese racconta Scorsese: The Wolf of Wall Street

The Wolf of Wall Street è un ulteriore tassello nel grande puzzle di Martin Scorsese che ripercorre la sanguinosa e fraudolenta storia americana.

Martin Scorsese è stato, sin dall’inizio della sua straordinaria ed ineguagliabile carriera, un’autore sempre in grado di riuscire ad intersecare perfettamente la sua vita personale e le vicende vissute in prima persona con la storia degli Stati Uniti d’America e la cultura artistica mondiale ed americana. Pensate a Taxi Driver, Toro scatenato, L’età dell’innocenza, Casinò. Solo per dirne alcuni.

Questa volontà si è andata a rafforzare ulteriormente man mano che la sua attività andava avanti e si è solidificata in ogni suo lavoro, dal 2000 ad oggi – guardare da Gangs of New York in poi per crederci. Così, anche negli anni ’10 del nuovo millennio. Scorsese produce e gira – il primo episodio – della stupenda serie crime Boardwalk Empire e gira un documentario su Fran Lebowitz e su George HarrisonPublic Speaking e Living in the Material World.

Hugo Cabret

Nel 2011, la GK Films acquista i diritti del romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret dello scrittore Brian Selznick con l’intenzione di adattare il libro in un film inizialmente scritto da John Logan e con Chris Wedge alla regia. Ma il progetto catturò l’attenzione di Martin Scorsese, che salì a bordo, lavorando sulla stessa sceneggiatura di Logan ma scegliendo di utilizzare la tecnica 3D per la prima volta nella sua carriera.

La pellicola, come il libro d’altronde, segue la giovane vita di Hugo Cabret, un giovane ragazzo che vive da solo in una stazione ferroviaria di Parigi durante gli anni ’30, rimanendo imbrogliato dall’arte orologiaia del padre, l’amicizia con una ragazza e la relazione con il suo padrino. Partito come una storia di formazione dall’estetica straordinaria, il film si trasforma in un’esaltante avventura sulle origini del cinema in un ibrido dolce e malinconico.

The Wolf of Wall Street

Quando si instaurò una lotta per acquistare i diritti del libro autobiografico The Wolf of Wall Street di Jordan Belfort, Leonardo DiCaprio e la Warner Bros. vinsero al prezzo di un milione di dollari, iniziando a scrivere una sceneggiatura sulla quale Scorsese iniziò a lavorare ma dalla quale uscì per girare Shutter Island, per poi ritornare sul progetto nel 2012, quando la Red Granite Pictures subentrò nella produzione, promettendo zero restrizioni alla crew.

Così, nel 2013, Martin Scorsese gira The Wolf of Wall Street su una sceneggiatura scritta a quattro mani con Terence Winter, con il quale aveva precedentemente collaborato su Boardwalk Empire. La pellicola segue la vita di Jordan Belfort da giovane broker benestante e sposato a multimilionario filantropo e folle imprenditore a capo della Stratton Oakmont, compagnia che fa la sua fortuna attraverso uno gigante schema di frode azionaria. Accanto a DiCaprio, ci sono gli starordinari Jonah Hill e Margot Robbie, in un’enorme cast corale che supporta un’incredibile epopea di tre ore.

Di più non basta mai

Il film fu il primo a ricevere un’ampia distribuzione digitale – streaming – e risultò il più grande successo commerciale di Scorsese, con un incasso di circa 410 milioni in tutto il mondo. Insomma, escluso Hugo, questo capolavoro continua la nuova tradizione scorsesiano di ottimi incassi e grande riscontro critico. Una storia pazza che spinge tutto più su, fino al cielo.

Più stai in alto e più ti vogliono buttare giù. E, come molto spesso succede nelle pellicole del maestro italoamericano, l’attenzione verso un suo film attira di conseguenza una valanga di controversie e dibattiti, per The Wolf of Wall Street come per i futuri The Irishman e Killers of the Flower Moon. Le profanità, il sesso, la droga, l’avidità, i tradimenti. Nulla di questo viene esaltato. Lo spettacolo esiste solo se c’è un pubblico che guarda. Come per la violenza nei film di Quentin Tarantino, nessuno vuole spettacolarizzare quel mondo ed i personaggi al suo interno ne escono sempre male.

Vendimi questa penna

Questa è la storia degli Stati Uniti e del capitalismo. La storia del mondo. Un mondo i cui le persone che lo abitano a volte la fanno franca e vincono, ma non sono redenti. La storia è scritta da chi vince, e così, di conseguenza, le zone d’ombre tra nero e bianco e bene e male sono più sottili, quasi imprescrittibili e si alternano l’un l’altro.

La storia è un’arte, è l’arte di provare a vendere qualcosa a qualcuno, come quasi tutto il resto. Proprio come Belfort che ci prova a far vedere come vendere una penna, Scorsese ci mostra come vendere una sregolata storia di corruzione ed avidità, mascherata da commedia nera cazzone e senza limiti. Ci vende qualcosa e noi acquistiamo.

Lorenzo Maulicino

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